lunedì 17 gennaio 2011

Pesci tropicali in Italia

Una scena normalissima, alcuni pescetti in un fosso, ma se andiamo a vedere piu' da vicino..

Attenzione:l'articolo e' stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

A meta' del 2010 alcuni autori italiani pubblicano un articolo sulla rivista Biological Invasions che fa discutere e non poco i conservazionisti in giro per il mondo.

Descrivono l'ambiente di un fosso nella provincia di Livorno che grazie alle sue acque termali offre un ambiente abbastanza particolare (ma non unico, come vedremo) e ne stilano la checklist di specie.
Una checklist abbastanza bizzarra, con poche specie autoctone (anguilla, tinca, rutilo) e una specie para-autoctona (carpa) seguite da un lungo elenco di specie introdotte che si fa via via piu' esotico proseguendo nella lettura.
Livio, che e' molto piu' sensibile di me ai ciclidi, ne pubblica un resoconto gia' ad ottobre ma io, che al contrario sono molto lento, non sono riuscito a completare l'articolo prima di oggi.



I pesci nel fosso appaiono ben strani, sono Tilapie!

Il mistero e' facilmente spiegato quando si va a guardare la temperatura dell'acqua di questo fosso che, con una media di 36 gradi, e' equiparabile ad un ottimo acquario naturale.
Le specie presenti infatti sono caratteristiche di sistemi tropicali con ben 3 appartenenti alla famiglia dei ciclidi (tilapie) e 1 appartenente alla famiglia dei loricaridi (pesci gatto corazzati). Le comunita' ittiche alloctone sono strutturate, si trovano cioe' popolazioni con individui di tutte le dimensioni, e si assiste alla nascita di interazioni nuove tra specie alloctone che vanno a formare delle comunita' complete.

Tra parentesi gli autori dell'articolo sono stati anche aspramente criticati per aver suggerito di testare metodi di controllo su questa comunita'. Come se la normalita' fosse avere pesci tropicali e non salvaguardare specie endemiche come Melanopsis etrusca anch'essa presente nel fosso..

Beh fino a qui si potrebbe dire che e' un caso straordinario..una cosa che succede per una combinazione fortuita di fattori ambientali ed immissioni dell'uomo..
D'altra parte anche gli autori dell'articolo constatano che dove calano le temperature dell'acqua le popolazioni sono meno strutturate e meno dense. Pero'...c'e' sempre un pero'....

Pero' l'italia e' terra notorialmente soggetta ad attivita' vulcanica e ci sono zone termali da nord a sud con altrettante acque piu' o meno calde. Vuoi che non esista altro?

Se tanto mi da' tanto basta mettere il retino in acqua calda e..

Detto fatto, basta spostarsi di qualche centinaio di metri e si scopre che il lago termale che alimenta il fosso alimenta anche due laghetti di cui uno dedicato alla pesca sportiva. Laghetti che, manco a dirlo, ospitano anche loro le stesse specie.

E se andiamo un po' oltre? Beh non serve andare lontano. Quest'estate nel viterbese e' stata scoperta un'intera comunita' di "Guppy" (poeciliidae, in realta' probabilmente endler ma vabbe') in un altro fosso termale dove la temperatura non scende mai al di sotto dei 20 gradi. Anche in questo caso probabile introduzione da acquario e acclimatazione grazie alle peculiari condizioni ambientali.
Altro caso eclatante, sempre pubblicato nel 2010 e' quello delle tilapie del padovano studiate da Bianco e Turin, altro canale con acque termali, altra popolazione di Oreochromis..

In Italia, come gia' detto, ci sono molte sorgenti termali ma anche molti microambienti con climi particolari. Acque calde tutto l'anno si possono trovare non solo in zone vulcaniche ma anche dietro casa come risultato di processi di raffreddamento industriale, per esempio quello delle centrali elettriche.

Gli endler del viterbese

Anche in questo caso si ripropone il leit-motiv delle nuove colonizzazioni. Dove ci sono condizioni ambientali che permettono la sopravvivenza e la riproduzione e' molto probabile che una nuova specie si acclimati e si scavi una nicchia, piu' o meno grande. E, come gia' ricordato, e' difficile porre un freno al numero di introduzioni o al tipo di specie..

Beh dopotutto, direte voi, sono comunque casi eccezionali, zone limitate..

Mah, ne siamo proprio sicuri? Beh a quanto pare le tilapie, che di norma non sopportano acque piu' fredde di 17 gradi non sono per niente limitate ai fossi termali ma si sono diffuse in molte altre acque con temperature ben piu' rigide, pare che possano passare tranquillamente inverni in acque a 9-10 gradi..
Ecco che si spiegano le numerose catture nell'areale padano dove la tilapia (non meglio definita, probabilmente Oreochromis) forma popolazioni numerose e poco documentate se non nelle catture occasionali di qualche pescatore.

Il "piranha" catturato nel Po

Nell'agosto 2009 fece anche notizia la pesca di un "piranha" nel Po. I giornali estivi, notoriamente assetati di notizie nel periodo estivo, ci si buttarono a capofitto senza fare un minimo di verifica.
Qualsiasi ittiologo o perfino un acquariofilo avrebbe visto i denti smussati e le dimensioni ed avrebbe identificato correttamente il pesce per un "pacu", nome comune che si usa per indicare un "pirnha onnivoro" (comprendendo diverse specie sotto uno stesso ombrello).

Quindi niente paura per i bagnanti (ma quali) del Po ma forse un po' di timore per l'ecosistema (gia' martoriato) del grande fiume e piu' in generale della penisola. Si perche' anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un pesce che convenzionalmente non sopporta temperature basse..

Il pacu preso da Max nel Veneto

Circa un anno dopo, nell'ottobre del 2010, un altro pescatore cattura un pacu, in una zona del Veneto con acqua ben piu' fredda di quel che puo' essere il Po in agosto...
Resistenza? Un esemplare in fin di vita (anche se ha mangiato e combattuto con forza)? Un pesce rilasciato il giorno prima da un acquario?

Non allarmatevi per il momento, meglio controllare la situazione e tenere monitorato l'ambiente e la diffusione delle nuove specie prima di fare facili proclami.
Certo e' che tante certezze, a ben guardare, non sono poi cosi' certe e bisognerebbe pensarci non una ma molte volte prima di rischiare di scaricare il contenuto del proprio acquario nel fiume..

Aggiornamento del maggio 2012:


Un video girato con una telecamera subacquea relativo ai piccoli corsi di acqua calda di cui si parla nell'articolo (@TeraBite)

Si notano diverse specie di pesci "d'acquario tropicale". Puo' essere che qualcuno lo trovi bello, anche se io lo trovo leggermente inquietante. In ogni caso un'aggiunta che andava fatta.

Bibliografia:
Bianco e Turin 2010
Piazzini et al. 2010

10 comments:

Unknown ha detto...

Mi piacerebbe anche andare a vedere la diffusione dei parassiti alieni dei pesci. Soprattutto quelli dei pesci d'allevamento, per esempio le trote.

Marco Milardi ha detto...

Potrebbe essere uno studio interessante da fare. Ci aggiungerei anche quello dello zooplankton visto che e' un'altra delle cose che viaggia bene sullo stesso treno.

Purtroppo pero' ho come la sensazione che non frghi a nessuno..

Unknown ha detto...

Nulla di ciò che è acquatico mi è estraneo. :-) E poi interesserebbe a noi due. Non è poco. :-D

Marco Milardi ha detto...

Si, non e' poco..
Ma al grande pubblico magari sembrerebbe uno spreco di denaro..

D'altra parte possiamo sempre fargli vedere qualche studio meno utile (http://www.plosone.org/article/info:doi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0007595 tanto per fare un esempio)

Unknown ha detto...

Tu sai che i pesci in quanto a fantasia sanno fare molto di meglio. :-D

Marco Milardi ha detto...

In effetti ho cominciato ieri un articolo umoristico su ricerche simili fatte sui pesci.

Sottolineo che l'ho cominciato perche' so quando li inizio ma non so mai quando li finisco..

Unknown ha detto...

Ti rispondo solo ora perché il virus mi ha colpito.
Tu non sai quanti post ho iniziato e non ho ancora finito. Non sei solo. :-D

TeraBite ha detto...

Il video e' del sottoscritto!

Marco Milardi ha detto...

Ho inserito il tuo nick nella descrizione del video, se non va bene fammi sapere.

luchella ha detto...

Ciao, spero possa interessarti http://goo.gl/Dcb31C

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