lunedì 28 novembre 2011

Gyrodactylus salaris - storia di un parassita che ha messo in ginocchio una nazione

Gyrodactylus salaris

Cosa fareste se il futuro della pesca nel vostro paese dipendesse da una decisione drastica?
La storia di oggi e' una storia tragica, una di quelle che non vorreste mai sentire ma che devono essere raccontate e conosciute.

Un "semplice" parassita
Gyrodactylus e' un piccolo organismo vermiforme appartenente ai Platelminti (vermi piatti). Come molti Platelminti anche Gyrodactylus fa una vita parassitaria, nutrendosi della mucosa e della pelle di pesci di acqua dolce. Per farlo si attacca alla pelle dei pesci tramite una ventosa uncinata posta nella parte posteriore del corpo e poi si inarca per mettere in contatto la bocca con la pelle. A questo punto inietta enzimi digestivi che dissolvono pelle e muco per poi riaspirarli e nutrirsene.
E' abbastanza piccolo da non essere visibile ad occhio nudo ma lo diventa quando ci sono parassitosi intense, dato che i grappoli di parassiti appaiono come macche biancastre.
Una matrioska, una bambola russa in legno che ne contiene altre piu' piccole.

Le parassitosi intense avvengono perche' questo organismo funziona come una matrioska, l'adulto si riproduce generando una copia esatta di se stesso, gia' adulta e completamente funzionale. Questa copia (come il genitore) ha gia' dentro di se un'altra copia, pronta a maturare, con all'interno un'altra copia in maturazione e cosi' via..
Distinguere tra varie specie di Gyrodactylus non e' facile nemmeno per gli esperti del campo.
In piccole quantita' e' presente, assieme ad un gran numero di altri parassiti, sul corpo di molti pesci, specialmente i salmonidi e specialmente sui salmoni atlantici (da cui il nome specifico salaris).



Il problema
Fino a qua niente di nuovo sotto il sole. Ogni pesce si porta a spasso una serie di parassiti che puo' arrivare anche a 50 specie diverse sullo stesso individuo. Ma perche' Gyrodactylus e' cosi' pericoloso?
E' una storia lunga, che comincia con gli stock ittici di Russia, Svezia, Finlandia e gli altri paesi baltici.
Gli stock di salmoni che si riproducono nei fiumi che sfociano nel Baltico hanno convissuto da sempre con questo parassita. Le specie si sono quindi evolute in parallelo, quella che viene definito come co-evoluzione, in modo tale che ad ogni adattamento del parassita (per esempio una maggiore efficacia riproduttiva) e' corrisposto un controadattamento da parte del parassitato (proteine nel muco che aiutano a ridurre la parassitosi).
Gli stock dell'Atlantico invece non ne hanno mai incontrati.
Cosi' quando delle partite di pesce da introduzione proveniente dalla Svezia sono state immesse nei fiumi Norvegesi senza accurati controlli il parassita si e' trovato in un nuovo ambiente ricco di ospiti che erano pressocche' privi di difese. In questa situazione la riproduzione del parassita fa si' che si possano trovare qualche milione di individui sullo stesso ospite. Il pesce non ha molte possibilita' di guarire e finisce con il morire entro breve tempo.
Circa il 99% dei salmoni Norvegesi presenti nei fiumi collassano nel giro di qualche decennio. La parassitosi colpi' particolarmente gli individui giovani mettendo a rischio la sopravvivenza di tutto lo stock di riproduttori futuri ma non risparmio' gli altri salmoni.

Parassiti sulla pelle di un salmone. Foto del governo Scozzese.

La soluzione
A mali estremi estremi rimedi, recita il proverbio. Di fronte al collasso del pesce simbolo della nazione e fonte di reddito per molti cittadini le autorita' Norvegesi decidono che, per dirla alla Nietsche, non si puo' curare la gangrena con l'acqua di rose.
Non esistono modi semplici di disinfettare o curare i pesci malati, anche un solo pesce sano potenzialmente puo' diffondere il contagio nuovamente. Pero' per fortuna il parassita si e' evoluto in acqua dolce e non resiste alle elevate salinita' oceaniche, mentre il salmone e' il pesce anadromo per eccellenza. Per cui per fortuna l'infezione non si puo' propagare da un fiume all'altro per semplice migrazione.
Inizia cosi' un programma di trattamento dei fiumi che prevede diverse ondate di rotenone dalla sorgente alla foce. L'obbiettivo e' quello di uccidere tutti i pesci residenti nei fiumi e quindi fermare la malattia e la sua diffusione. In parallelo tutti gli strumenti di pesca utilizzati in fiumi infetti sia fuori che dentro la nazione devono essere sterilizzati prima dell'uso. Questo include waders, barche, mulinelli e fili, esche etc. che devono essere accuratamente disinfettati (e certificati) prima di essere usati in Norvegia. Viene inoltre vietata la pesca col vivo, potenziale veicolo di malattie, e le violazioni sono punite con pene severissime.

Trattamento con il rotenone in Norvegia. Foto del giornale Tronder-Avisa.

Tutto finito?
Purtroppo nonostante le drastiche misure prese non sempre si e' avuto successo. Circa la meta' dei fiumi trattati con rotenone sono ora tornati ad avere delle popolazioni stabili e sane. Un altro 25% circa si e' riassestato dopo successivi trattamenti. Rimane un altro 25% di fiumi problematici dove finora le misure adottate non hanno avuto successo.
Da una parte si e' studiata a fondo la relazione del parassita con un'altra specie di salmonide, il salmerino artico. Gyrodactylus e' in grado di parassitare anche i salmerini, con meno successo e con una mortalita' inferiore, e questo potrebbe in parte spiegare la resistenza di alcuni fiumi al trattamento. Infatti i salmerini riescono a risalire i piccoli immissari del fiume e a sottrarsi al trattamento con il rotenone, tornando quindi a valle e alimentando un nuovo focolaio passando il contagio ai salmoni in risalita.
Dall'altra parte si stanno sperimentando trattamenti basati su altre sostanze che aiutano i pesci a combattere le parassitosi senza dover per forza morire. Alcuni successi in un paio di corsi d'acqua dove questi metodi sono stati testati fanno ben sperare per il futuro.

La lezione da portare a casa ancora una volta e' che l'impatto di introduzioni incaute puo' essere estremamente pesante e richiedere soluzioni draconiane, costose e a volte terribili per trovare un rimedio. Questo impatto puo' essere evitato grazie a semplici misure precauzionali, misure che devono essere seguite tanto dalle grandi agenzie di amministrazione delle acque quanto dai singoli pescatori.
Sara' utopico pensarlo ma speriamo tutti in un futuro dove si avra' molta piu' attenzione per queste problematiche, senza per forza dover vedere collassare interi ecosistemi per rendercene conto.


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