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martedì 8 marzo 2016

Adescatrici

Adescatrici - Foto di David Selsky via Flickr

Non e' un caso che il termine adescare, usato per indicare l'azione di prostitute, venga proprio da un gergo relativo alla pesca.

Il significato letterale e' appunto quello di "attrarre con l'esca" ed ha assunto questo connotato sessuale intorno al XVII secolo, periodo in cui l'attivita' di pesca era usata come un'allegoria del corteggiamento. Ne resta testimonianza in molte dipinti e testi, dove appunto la pesca era usata come metafora amorosa, che sono anche forse all'origine dell'idea che l'uomo fedifrago si infratti con l'amante qunado va a pesca, lontano dagli occhi della moglie.



Carel de Moor, Il pescatore, Rijksmuseum, Amsterdam

Questo concetto di "esca et hamus" (esca ed amo) non era applicabile solo all'amore ma anche alla religione. Infatti il diavolo attraeva con l'esca malorum le persone sulla via della dannazione, ma anche dio da parte sua "pescava uomini".

Gli animali pero' sono piuttosto pragmatici rispetto alle persone. Anche loro adescano, ma con fini molto piu' materialistici, vediamo quali.

lunedì 2 aprile 2012

Diafanizzazione


Vedere, e far vedere agli altri, lo scheletro di piccoli animali o di animali che hanno un'alta percentuale di cartilagine?

Si puo'.

Il processo non e' troppo complicato e prende il nome di diafanizzazione.
Normalmente per preparare lo scheletro di un pesce, per l'esibizione in un museo o per la pratica didattica, si procede di solito con l'eliminazione delle carni. Processo lungo e difficile che di norma finisce per scomporre completamente lo scheletro. Che va poi ovviamente ricomposto con ovvio dispendio di tempo.

Lo scheletro di un pesce persico preparato da Udo Savalli (ASU)

Queste preparazioni in generale oltre ad essere difficili tendono a perdere tutta una serie di ossa che non formano la parte strutturale dello scheletro, cioe' che non sono connesse direttamente con la spina dorsale o le pinne. I migliori preparati si ottengono con teleostei piu' avanzati, come il persico per esempio, per via delle loro strutture ossee rigide e spesso ben connesse tra di loro.

Ma pesci come gli storioni hanno strutture ossee in parte cartilaginee (Condrostei) e in alcuni pesci l'intero scheletro e' cartilagineo (Condroitti). Alcuni esemplari pur avendo uno scheletro ossificato sono troppo piccoli per essere trattati con comodita' con i metodi classici.


Gia' da tempo venne quindi sviluppata una tecnica che permettesse di non dover eliminare la carne e permettesse di operare su campioni di piccolissime dimensioni.

Questo processo che, lo avrete indovinato, viene definito diafanizzazione, comporta la rimozione delle viscere, del grasso e della pelle per poi immergere i campioni in idrossido di potassio.
Dopo vari bagni in questa soluzione i tessuti perdono i loro pigmenti e si intravedono le ossa sottostanti. A questo punto le ossa vengono colorate con rosso di alizarina, aggiunto alla soluzione.

La preparazione di un campione puo' durare anche alcune settimane, a seconda della difficolta'. Una volta completato il processo il risultato finale puo' essere preservato all'interno di vasi contenenti glicerina. Come tutti i campioni difficilmente durera' in eterno ma sicuramente.

Un'ultima nota curiosa riguarda l'uso di questi pesci colorati. Oltre alla didattica c'e' chi ne ha fatto una forma d'arte, con tanto di esibizioni internazionali e pezzi in vendita. Il giapponese Iori Tomita ha perfino un sito con diverse foto interessanti (sue sono le ultime due immagini di questo articolo) che vi segnalo nel caso foste interessati ad approfondire: "New world transparent specimens".

giovedì 7 aprile 2011

Mutazione in rosso et al.

Questo articolo e' stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale

Che pesci sono?

Pesci rossi direte voi.

Ebbene no.

Tutti conosciamo la variante rossa del carassio, occorrente in natura ma oggetto di selezione da parte dell'uomo da millenni ormai tanto da aver dato luogo a forme quasi grottesche.

Ma questa mutazione naturale e' esclusiva del carassio? Ne siete sicuri?

Andiamo a controllare assieme..


lunedì 14 marzo 2011

La percezione del dolore nei pesci e il Catch&Release

Un uomo all'amo. Questa immagine shock fu usata durante una campagna contro il fumo in America.

La lettura di questo articolo segue idealmente quella della puntata precedente: Hai la memoria di un pesce rosso.

Nel precedente articolo abbiamo visto come i pesci siano in grado di memorizzare eventi e luoghi. Sono cioe' in grado di associare, per esempio, la presenza di cibo in un luogo particolare o la sicurezza di un rifugio alla presenza di un predatore. E poi di richiamare il ricordo quando necessario.

Non c'e' granche' da stupirsi, se un animale e' in grado di sopravvivere e riprodursi in un ambiente ostile vuol dire che e' dotato degli apparati sensoriali necessari allo scopo. Deve essere dotato quindi di sensori che lo mettano in grado di interagire con l'ambiente circostante e di capacita' cognitive almeno sufficienti a permettere delle risposte adeguate agli stimoli sensoriali esterni.
Meglio ancora se oltre alle risposte immediate e' in grado di imparare ad evitare situazioni dannose e invece ricercare attivamente situazioni da cui trae beneficio. Anche una lumaca e' in grado di farlo ed abbiamo visto che la memoria dei pesci non e' poi cosi' limitata come si pensava.

Come reagiscono pero' i pesci alla pesca sportiva? Provano dolore alla puntura di un amo? E la cattura e il rilascio provocano uno stress al pesce?

Vediamo di scoprirlo assieme..

martedì 25 gennaio 2011

Hai la memoria di un pesce rosso..

Steve Morvell - Glass houses - Domestic goldfish (2006) - Pastello su carta colorfix

Con questo articolo comincia una miniserie a lungo rimandata sulla memoria dei pesci e le loro capacita' cognitive, con una parte di articoli che riguardera' le capacita' cognitive e la connessione tra pesca e memoria ed una seconda parte che si occupera' dell'argomento strettamente correlato della percezione del dolore nei pesci e dell'etica della pesca sportiva e non.

Pronti? Cominciamo!

Spesso ho sentito dire la frase "hai la memoria di un pesce rosso.." e a volte l'ho usata io stesso.
Era una frase fatta che ho creduto vera per anni ma che, come ho scoperto con un minimo di ricerca in seguito, e' profondamente sbagliata.

Si sente spesso dire che il pesce rosso ha una memoria di soli 3 secondi.
Tutto risale ad un mito popolare, forse stimolato dal fatto che il pesce rosso e' un animale spesso tenuto in vasche troppo piccole per la sua taglia. L'idea e' probabilmente nata per giustificare le dimensioni di queste vasche: "tanto la sua memoria si resetta ogni 3 secondi.."

Ci hanno persino intitolato un film che pero' non ha niente a che vedere con i pesci rossi ma bensi' e' un bel polpettone sentimentale all'irlandese, sconsigliato a meno che non siate amanti del genere..

Ma e' proprio vero che il pesce rosso, e piu' in generale i pesci hanno poca memoria?

mercoledì 8 settembre 2010

Sano come un pesce

Una piccola gamma delle piu' comuni malattie di un pesce d'acquario

Ogni tanto, in anni eccezionali, ho passato le 4 stagioni con una febbre o un raffreddore ogni 2 settimane.

Di norma pero' non mi ammalo mai. Sara' per via dei miei anticorpi che sono come dei rottweiler sotto steroidi.
Al massimo una volta o due all'anno mi viene un po' di febbre e un raffreddore.

Di solito succede sempre quando ho qualche impegno inderogabile, meglio se l'impegno prevede un grosso sforzo fisico, meglio ancora se oltre allo sforzo e' richiesto di stare all'aperto, possibilmente in condizioni meteo proibitive.

Questa e' la seconda volta quest'anno ma io testardo come un mulo a casa non ci rimango.

Mi pare pero' un buon punto d'inizio per annunciare l'inizio di un nuovo filone del blog, sperando di non mettere troppa carne al fuoco. Vorrei parlare anche di malattie dei pesci, che sono una parte importante della vita sott'acqua e che sono poco conosciute ai piu' (e mi ci metto dentro anche io). Non faccio veterinaria ma cerchero' di raccontarvi qualche storia dei vari casi con cui mi capita di entrare in contatto.

Comincio soltanto con il chiarire l'origine del detto "sano come un pesce".

In generale un pesce malato viene debilitato al punto di cadere facile preda di uccelli o altri pesci oppure viene trascinato dalla corrente. Per questo e' relativamente raro vedere un pesce malato, almeno in natura.
Ecco anche da dove deriva la risposta alla classica domanda di chi chiede se i pesci si ammalino mai: "hai mai visto un pesce malato?"

In realta' i pesci si ammalano eccome. Esiste un'estesa e variegata letteratura in merito visto che e' uno degli argomenti piu' studiati. Nella nuova serie vedremo qualche caso molto comune e qualche caso un po' piu' "strano".

lunedì 16 agosto 2010

Babel PaperFish

La versione censurata del babelfish della BBC, circa 1981.

Nel 1979 un popolare sceneggiato radiofonico andato in onda soltanto un anno prima in Inghilterra veniva stampato e distribuito come libro. Fu un successo ancora piu' grande fino ad arrivare ad una "trilogia" di 6 libri, milioni di fan in tutto il mondo e anche un film (bruttino, specialmente per i fan).

Un libro di fantascienza ironica dove i protagonisti riescono a comunicare con gli abitanti delle piu' remote galassie grazie al "babel fish", un pesce parassita che si insedia nell'orecchio umano e, nutrendosi delle frequenze mentali del pensiero comunicativo defeca in forma di linguaggio comprensibile all'ospite. Oltre che un comodo espediente letterario anche il sacro graal di chi si occupa di comunicazione.

Qualche anno dopo, quando la rete tra computer comincio' a crescere prendendo il nome di Internet si arrivo' ad affrontare piu' o meno lo stesso problema: persone provenienti da diverse parti del mondo cominciarono a dover comunicare efficacemente tra di loro.
Una soluzione del problema fu quella di imparare l'inglese, cosa che molti effettivamente fecero, e gioire delle grazie di una lingua comune (per quanto di scelta imposta).
Altra soluzione fu quella di implementare le traduzioni in altre lingue, in modo sempre piu' veloce ed automatico.Uno dei primi sistemi si chiamava appunto Babelfish (se c'e' una cosa che non manca agli smanettoni sono le citazioni dalla fantascienza) ed era sviluppato dall'allora grande Altavista.

Il moderno logo di Altavista babelfish.

Funzionava bene? Decisamente no e portava ad errori che potevano stravolgere il significato del testo. Piu' o meno come i traduttori attuali, direte voi. Avete ragione, piu' o meno ovviamente.
Ma quelli moderni sono parecchio migliorati e tutto sommato aiutano a diffondere piu' facilmente i propri testi per cui sarebbe da stupido non utilizzarli.

E facciamo finta per un momento che non lo sia.

Volevo solo dire che da oggi (ed era ora) e' disponibile anche per questo blog la traduzione automatica di Google. Cosi' quei 5 disgraziati che dovessero ancora capitare qua dalla Cina (anche se non so chi eluderebbe tutte le limitazioni imposte solo per venire qua) potranno essere annoiati a morte leggendo di pesci.

P.S. E' il problema di essere scienziati. Si vuole fare un post breve per una cosa banale e si finisce per scrivere l'ennesimo papiro..Del babelfish originale conservo ancora i traumi (anche se e' molto migliorato).

martedì 6 aprile 2010

Un pesce di carta




Avrei voluto pubblicare questo post il 1 di Aprile ma obbiettivamente quel giorno avevo talmente tanto da fare che mi sono perfino dimenticato di fare i classici scherzi..

Dopo tanto tempo e qualche ripensamento ho deciso di aprire un blog tutto mio. L'idea e' quella di scrivere tutto quello che ritengo interessante riguardo ai pesci nella speranza di avere una specie di diario degli argomenti che mi hanno interessato e che, per ragioni di tempo e indirizzo, non ho potuto seguire con l'attenzione che meritano.
Se poi, incidentalmente, questi argomenti interessassero pescatori o semplici appassionati del mondo dei pesci e fornissero informazioni utili ne sarei doppiamente contento. Forse almeno nel mio piccolo potrei arrivare a contribuire alla divulgazione sull'argomento pesci che in Italia al momento e' ancora lacunosa ed aneddotica..

Come primo post non voglio tediare nessuno con argomenti pesanti (quelli saranno per il post successivo, partiro' in quarta) per cui vi propongo un semplice video grazie al quale ho convertito
le stampe di prova di alcuni articoli che ho scritto in invidiati soprammobili che al momento costituiscono un bel branco sopra alla mia scrivania.

Sperando che stimoli anche la vostra fantasia, ecco il pesce di carta: Origami Fish