lunedì 11 novembre 2013

Nuove specie di esox? - Terza parte (genetica)


Un'illustrazione inglese del 1862-1865 raffigurante un luccio ed inclusa nel testo "History of the Fishes of the British Islands" di Jonathan Couch

Questo articolo e' l'ultimo della serie di 3 dedicata alle specie di esox italici (qui la prima e qui la seconda puntata che consiglio di leggere prima di proseguire nella lettura) e il penultimo che pubblichero' riguardo al luccio per il 2013.

Quindi tirate un sospiro di sollievo, che c'e' qualcosa di diverso sul menu' :)

Nelle ultime due puntate abbiamo visto come esistano alcuni dubbi in merito alle livree ed ai caratteri meristici (pori e squame) che distinguono le nuove specie di Esox. Oggi andiamo a vedere quelle che sono sicuramente le basi piu' solide di queste descrizioni: quelle genetiche.

Inoltre andremo a vedere qual'e' il panorama internazionale riguardo alla definizione di specie e quali sono state le ripercussioni nei media e nell'ambiente scientifico di queste descrizioni.

Infine faremo qualche considerazione, per la verita' empirica e generale, riguardo alla conservazione della specie.


lunedì 28 ottobre 2013

Nuove specie di esox? - Seconda parte (meristica)


Questo post e' la seconda parte di una serie di tre. Vi invito a leggere la prima parte, se non l'avete ancora fatto, prima di proseguire nella lettura.

Oggi andremo a vedere le altre caratteristiche morfologiche proposte da Lucentini e Bianco (oltre alla livrea) per la distinzione della/e nuova/e specie di Esox dell'Italia.

La discussione di oggi si sviluppa soprattutto su caratteri meristici, cioe' cose che si possono contare in maniera continua sul corpo dei pesci. In particolare si tratta di pori mandibolari e di squame lungo la linea laterale.
Soffocate gli sbadigli, non e' cosi' terribile come potrebbe sembrare! :)


mercoledì 16 ottobre 2013

Nuove specie di esox? - Prima parte (livrea)


Autunno tempo di lucci.

Quindi tempo anche di pubblicare tutti gli articoli sul luccio che sono rimasti per troppo tempo in coda di pubblicazione.

Questo in particolare e' un articolo che non ho voluto pubblicare all'epoca in cui l'ho scritto (nel 2010). Infatti a quel tempo era in atto un acceso dibattito, non solo all'interno dell'ambiente dei pescatori ma anche in seno all'AIIAD (l'associazione italian ittiologi aque dolci). Dibattito in cui non ho voluto partecipare piu' di tanto all'epoca e a cui non vorrei piu' di tanto partecipare adesso. Unica eccezione ovviamente i commenti a questo articolo, dove speriamo si possa sviluppare una discussione.

E' piuttosto recente (in termini scientifici) la pubblicazione di un nuovo articolo che parla del luccio in Italia. Questo articolo definiva una nuova specie di luccio, basandosi su caratteristiche morfologiche: Esox cisalpinus. Poco dopo un'altro articolo sullo stesso argomento e' stato pubblicato sulla rivista open access PloSOne. Quest'ultimo articolo si riferiva per lo piu' a basi molecolari ed anch'esso definiva una nuova specie: Esox flaviae. Infine un altro articolo che conferma la prima pubblicazione, ma da parte dello stesso autore.
I due autori, data anche la vicinanza dei tempi di pubblicazione, sono entrati in conflitto, con alcuni risvolti etici. Conflitto in cui non voglio assolutamente entrare.

Con questo articolo voglio invece cercare di analizzare quelle che sono le recenti proposte di suddivisione in specie del luccio, mantenendo la concentrazione sui fatti piuttosto che sulle opinioni. L'intenzione e' di fare un riassunto della situazione tassonomica e portare alcune considerazioni derivate da dati personali. L'obbiettivo, ambizioso lo ammetto, e' di fare una guida completa a riguardo, che possa diventare un punto di riferimento per discussioni e valutazioni non solo divulgative.

Data la lunghezza dell'articolo ho dovuto dividerlo in 3 parti potete trovare qui la seconda parte e qui la terza.

mercoledì 2 ottobre 2013

Luccio - una storia lunga milioni di anni


Circa 100-66 milioni di anni fa, nel continente Americano, che proprio allora si stava separando dall'Eurasia, viveva un pesce molto simile al luccio che conosciamo oggi. Ma non il luccio europeo che abbiamo spesso visto su queste pagine, bensi' un luccio americano, o pickerel.

Come facciamo a saperlo?

Come per tante altre specie, abbiamo trovato dei resti fossilizzati. Una piccola parte della mandibola recante i denti che, ad un'analisi accurata, e' stata attribuita al genere Oldmanesox canadensis (luccio canadese dell'Oldman), dal nome della formazione in cui e' stato ritrovato. E, piu' o meno in contemporanea, Estesesox foxi dello stesso periodo ma proveniente dal Wyoming, anch'esso noto solo per una parte della dentatura.

martedì 17 settembre 2013

Rimozione delle dighe: l’utopia diviene realtà

Una diga sull'Elwha River, Washington, attualmente in fase di smantellamento (foto: Wikimedia Commons)
Avrei voluto scrivere questo post poco tempo dopo quello riguardante l'impatto delle dighe sugli ecosistemi fluviali, che potete trovare qui: Una diga, mille impatti
Meglio tardi che mai, comunque. Sono ancora in tempo a inserire un link, dove potete trovare una serie di video del National Park Service del Ministero degli Interni USA. I filmati documentano passo per passo un processo di restaurazione ambientale “da manuale” tuttora in corso, riguardante il fiume Elwha, nello stato di Washington. Ecco qua: Elwha River Restoration
Per questo dibattutissimo progetto, il più grande che abbia mai avuto per oggetto la rimozione di una o più dighe, sono stati stanziati dal governo ben 350 milioni di dollari. Una cifra niente male.
Nel primo post sulle dighe, avevamo analizzato quali fossero gli impatti di queste opere sugli ecosistemi fluviali. Ne era uscito un quadro piuttosto serio, evidenziando come la regimazione dei fiumi finalizzata al controllo delle piene, della produzione energetica e, soprattutto, alla creazione di scorte d'acqua, in quest'era di cambiamento climatico, sia spesso necessaria, ma al contempo fortemente invalidante per gli equilibri biologici dei fiumi ed il benessere dei loro abitanti, a cominciare dai pesci.
I fiumi della costa occidentale del Nord America, che sfociano nell'Oceano Pacifico, ospitano un gran numero di specie ittiche, tra le quali i salmoni e le trote del genere Onchorhynchus. Ben sette di queste specie (chinook, coho, chum, sockeye, pink salmon, steelhead, coastal cutthroat trout), più due di Salvelinus (bull trout e dolly varden), sono i salmonidi migratori naturalmente presenti nel fiume Elwha, tutti in crisi più o meno profonda a causa della costruzione delle due dighe che impediscono loro il raggiungimento dei letti di frega situati nella parte alta del corso d'acqua. I lavori per la rimozione della prima diga iniziarono nel settembre 2011 e già a marzo 2012 il lavoro era stato completato, ristabilendo parte della continuità longitudinale del corso d'acqua.

giovedì 22 agosto 2013

L'impatto del siluro, e delle specie alloctone, sull'ecosistema - nuovi studi

Silurus glanis (@wikimedia commons)

Prima di scrivere questo articolo ci ho pensato non poco.
Prima perche' l'argomento e' da sempre controverso, e poi soprattutto perche' essendo coinvolto in prima persona nello studio non sarei riuscito a mantenere l'abituale imparzialita'.

E' passato cosi' quasi un anno dalla fine del lavoro, e gia' alcuni mesi dalla pubblicazione, prima che mi decidessi a scriverne.

Ma partiamo dal principio:

La prima serie di articoli pubblicata su questo blog aveva come oggetto il siluro (Silurus glanis) in quanto voleva essere una specie di "riassunto" delle informazioni disponibili su questo pesce.
La serie voleva prima di tutto essere una fonte di riferimenti scientifici in forma divulgativa, in modo da risparmiare tempo nelle annose discussioni che all'epoca imperversavano nei vari forum tematici.

Partito da un'analisi sulla quantita' di cibo ingerito dal siluro, ero poi passato a vedere di che tipo di cibo si trattasse. Quindi sulla base di questo avevo stilato una valutazione d'impatto (grossolana) e per finire esplorato alcune possibilita' di contenimento ed eradicazione.

Questa serie di articoli e' tutt'ora tra gli articoli piu' letti di questo blog.

Ma non poteva finire la'. Durante la stesura degli articoli mi ero accorto di due cose:

1 - Mancavano completamente o quasi ricerche fatte in Italia, pur essendo una tra le specie introdotte piu' controverse e malgrado molti studi millantati
2 - Mancavano informazioni sull'impatto in casi studio, in Italia ma anche all'estero, per via della difficolta' nel reperire dati adatti che permettessero di studiare il problema seriamente

Fortuna volle che, tramite amicie comuni, entrassi in contatto con l'universita' di Ferrara dove il team di ricerca stava gia' lavorando ad un progetto riguardante il siluro e piu' in generale le specie alloctone. Progetto a cui ho potuto dare il mio contributo.

La scardola italica (S. hesperidicus) una delle specie con il declino piu' accentuato nell'area di studio (@ ittiofauna.org)

L'idea di fondo era cercare di capire se e come l'espansione del siluro avesse impattato sulla fauna autoctona nella rete dei canali della pianura padana. Un ambiente molto particolare.

La rete idrica e' molto complessa e l'area pesantemente antropizzata, il livello delle acque nei canali della rete idrica e' abbassato durante la stagione invernale dal consorzio di bonifica fino quasi a restare in secca. In alcuni canali vengono anche effettuati prelievi autorizzati del pesce, al fine di spostarlo in altri canali limitrofi prima dell'asciutta. Questo offre la possibilita' unica di avere un'istantanea completa della popolazione ittica del canale in quel momento, in quanto pressocche' tutto il pesce viene catturato e trasferito.

Ovviamente questo e' anche uno dei modi in cui le specie alloctone vengono spostate (assieme alle autoctone) da un canale all'altro. Ma esse possono comunque passare dal corso principale del Po a tutti i corsi di ogni ordine della rete idrica anche per altre vie.

Dunque, in questo regime molto particolare che dura da decenni, qual'e' stato l'impatto del siluro e di altre specie alloctone?

Per verificarlo abbiamo utilizzato un metodo molto diretto: abbiamo preso in esame 14 canali della rete idrica con simili caratteristiche e che non avessero subito modifiche sostanziali alla loro morfologia negli ultimi 18 anni.

Poi siamo andati a controllare elementi quali la composizione di specie durante 4 eventi di svuotamento e trasferimento dei pesci dal 1991 al 2009. Il trend era piuttosto univoco in tutti gli ambienti:

le specie autoctone erano in declino, mentre in generale aumentavano in corrispondenza le specie alloctone



Le variazioni di numero di individui e biomassa delle varie specie, dall'alto al basso rispettivamente di specie alloctone, autoctone, alloctone di vecchia introduzione e di nuovo alloctone.

La situazione odierna e' sconcertante. La comunita' ittica e' infatti dominata da poche specie, tutte alloctone. Su tutte il siluro ma anche la carpa (di grandi dimensioni), a seguire luccioperca, breme e pseudorasbora (in declino).
Le specie autoctone, che prima prosperavano, ora sono ridotte al lumicino o estinte.

Ma quindi qual'e' la causa di tutto questo? Come abbiamo gia' detto in questi canali non e' cambiata la morfologia ne' e' cambiato il regime idrico o di gestione ittica.

Potrebbe essere cambiata la qualita' delle acque stesse? Siamo andati a verificarlo utilizzando i dati completi della serie storica sui vari parametri delle acque, rilevati durante tutto il periodo. Inoltre abbiamo analizzato tutta la letteratura disponibile sugli effetti che i vari parametri chimico/fisici dell'acqua hanno sui pesci in oggetto, o su specie simili quando non c'era altro di disponibile. Le condizioni dell'acqua non erano tali da impedire la vita delle specie autoctone ma al massimo potevano portare a stress periodici.

Il risultato era chiaro anche in questo caso:

scarsa o nulla correlazione con i parametri fisici dell'acqua, che non sono sostanzialmente cambiati durante il periodo studiato


Le cause del declino sono dunque probabilmente da attribuire principalmente alle interazioni tra specie alloctone ed autoctone, tra cui il siluro forse ha giocato un ruolo di rilievo, all'interno di un ecosistema estremamente semplificato ed antropizzato, che probabilmente esaspera le interazioni ecologiche. I canali che un tempo fungevano da nursery per le specie autoctone sono adesso dominate da una fauna danubiana.
E cosi' un giorno manderemo cartoline in Ungheria con francobolli come questo

Non e' dunque vero che il siluro o gli alloctoni  non hanno impatto o che possono coesistere assieme a tutte le altre specie. Almeno non e' vero in questa situazione, che purtroppo e' rappresentativa di molti sistemi all'interno del suo areale di introduzione. Ne' e' vero neanche che la causa del declino delle specie autoctone sia principalmente dovuta solo all'inquinamento o agli interventi in alveo.

Ma non e' finita qua, perche' rimangono ancora alcuni punti che meriterebbero di essere investigati seriamente. E ci stiamo lavorando (seriamente) sopra.

Bibliografia:





  • Castaldelli G., Pluchinotta A., Milardi M., Lanzoni M., Giari L, Rossi R., Fano E.A. 2013
  • Introduction of exotic fish species and decline of native species in the lower Po basin, north-eastern Italy

    martedì 13 agosto 2013

    Uno, nessuno, CENTOMILA



    Uno,

    Nessuno, 

    100.000 visitatori da Giugno 2010, quando il blog e' stato creato

    Una media di 33.000 visitatori all'anno non sono molti, ma sono pur sempre oltre 2500 persone al mese (in media) che hanno potuto leggere informazioni nuove e contenuti originali.
    In realta' ultimamente le visite sono molto di piu', verso le 3000 al mese con picchi storici da oltre 4000 visite. Lo so, sono un niente nel panorama globale di internet.

    Pero' va tutto rapportato, Paperfish si rivolge a poche persone (per via della lingua) con un interesse specifico (per via degli argomenti) e insomma non va niente male per quello che fa. Non facciamo pubblicita', non facciamo spam, non parliamo di casi di attualita', non facciamo polemica gratuita e neanche mettiamo tette e culi per alzare il numero dei lettori ad ogni costo.

    89 post pubblicati (con questo 90) di cui certo una parte riguarda il blog e le sue funzioni, o perfino le opinioni personali di chi scrive, ma la maggior parte ha un forte connotato scientifico e divulgativo.

    Tutto questo grazie a due studentelli.
    Un  paio di signor nessuno, senza dubbio, ma che se non altro hanno colmato un bel vuoto nel panorama della rete e dell'informazione disponibile in Italiano.

    Quali sono le cause di questo relativo successo?

    Non sarebbe molto modesto dire che e' merito nostro, del nostro talento. Ma di sicuro in parte lo e', e non vedo perche' non riconoscere il frutto del sudore della nostra fronte.

    Sicuramente in parte e' anche dovuto al fatto che non c'era (e non c'e') una fonte d'informazione relativa alla fauna ittica e all'ecologia e gestione delle acque dolci, in Italiano, accessibile a tutti e gratuita. Se si esclude ittiofauna.org, dove almeno ci sono schede sui pesci molto ben fatte, anche se focalizzate solo sulla tassonomia.

    Non per ultimo, forse anche grazie al numero di cattiva informazione propagata negli anni da altre fonti. E' piu' facile essere bravi quando l'unico paragone e' il peggio.

    Cosa manca?

    Manca una discussione piu' allargata e piu' partecipata.
    Certo, un blog non e' per forza lo spazio piu' adatto per discutere, ma i commenti sono pochi e ancora meno sono quelli che sviluppano una discussione interessante e costruttiva. Non so ancora come fare a cambiare le cose, o se questa sia la piattaforma adatta. Ma ci sto pensando.



    Manca una pluralita' di voci tra gli autori.
    Cioe', in sostanza, mancano altri autori. Che sono importanti, almeno se si vuole che un blog come questo non si riduca ad essere solo una soapbox in  Hyde Park. Nel caso aveste idee o voleste proporvi per scrivere qualche articolo (anche in cooperazione) contattateci alla mail del blog (paperfishbiologyXYZ@gmail.com, togliendo le lettere antispam XYZ).

    Manca anche di affrontare qualcun altro dei problemi reali del mondo dei pesci e della pesca.
    Non dico cose come la spazzatura sulle sponde o il bracconaggio ma piuttosto altri temi caldi che riguardano di piu' la sfera ecologica e meno quella sociale. Come interazione tra specie, ripristino e gestione, magari anche un po' di ecotossicologia.

    Piano piano, ci arriveremo.